“Conscious preparation leads
to unconscious inspiration”
Stanislavsky.
Ora guarderò le zucchine con un occhio diverso, perché io indosso i miei occhiali e osservo.
Già, perché ogni persona guarda il mondo con i propri occhiali e quindi con il proprio filtro.
Magari il venditore di materassi porterà esempi della propria vita quotidiana al dormire, all’importanza di una corretta postura ecc ecc.
O magari non è così e io sono solamente un attore miope.
Quindi da brava talpona degli studi di doppiaggio indosso le mie lenti da attore, che filtrano il mondo in base ai comportamenti umani, alle esperienze, alle emozioni.
Ultimamente, però, ho letteralmente sbattuto il naso in un corso che mi sta appassionando molto. Si tratta di un corso che si può banalmente definire di autodifesa, ma che un po’ alla volta si sta rivelando un corso di studio dell’animale umano (con tutto il rispetto per gli animali).
Il Krav Maga mi sta insegnando molto e ho la fortuna di avere un istruttore molto intelligente e preparato, Nadir Gibin, che ci sottopone, anche riflessioni di psicologia.
A volte all’attore è anche chiesto di recitare. A volte no. Ma io lo faccio lo stesso.
Quindi negli allenamenti cerco di immedesimarmi nelle simulazioni, (spesso scioccanti, violente, traumatiche) e di esprimere la giusta reazione con energia.
In particolare, un concetto su cui mi sto esercitando è quello di eseguire le tecniche con la giusta violenza sublimata.
(Non preoccuparti mamma.)
Ed ecco qui le lenti dell’artista, che mi fanno subito paragonare l’esperienza di Krav Maga a quello che deve fare un attore… portare a galla un sentimento, un’emozione. Questo però deve essere fatto al momento opportuno, quando viene richiesto, a piacimento.
Prima di continuare però devo dividere la “tecnica recitativa” dal vero approccio dell’attore.
Con “tecnica recitativa” intendo quell’elegante e bel modo di dire le cose, pieno di appagante superficialità. (Come quei rubinetti da due soldi che trovi al supermercato, basta graffiarli con un’unghia per capire che sono fatti di plastica).
Mentre per profondità artistica… beh il discorso sarebbe un po’ lungo, ma tanto avevi già capito il concetto.
Ogni tecnica è una “tecnica del corpo”.
Essa raffigura ed amplifica
la struttura metafisica della nostra carne.
M. Merleau-Ponty
Oltretutto un punto importante e spesso ignorato dai registi e dagli insegnati di teatro è quello di assicurarsi, che l’attore sappia lasciare sul palco il personaggio che sta interpretando.
Non deve farsi travolgere da esso o ancor peggio… stravolgere.
Bisogna attuare la riviviscenza del personaggio, diventarlo, pur sempre canalizzandolo nell’opera e nel contesto scenico studiato dal regista.
Ti faccio un esempio.
Un attore si immedesima moltissimo in una personaggio rabbioso e furente e… distrugge la scena! Non ha senso, eppure era entrato nella parte!!!
Aveva però, scordato di essere un attore.
La stessa cosa capita con il Krav Maga.
Bisogna esercitarsi tanto, in modo da poter far emergere la violenza sublimata nel momento in cui ne abbiamo bisogno trasformando , incanalando la rabbia incontrollata che si impossessa di noi istintivamente in una situazione di emergenza o tensione. Quando un’ emozione nasce d’impeto, buona o cattiva che sia, è una pulsione che ci fa agire d’istinto attuando dei comportamenti che in determinate situazioni sono decisamente pericolosi o quantomeno inopportuni.
E’ necessario comprimere tutte le pulsioni, accettando anche un disagio fisico, in un’emozione sublimata (violenza nel caso del Krav Maga) per ottenere un azione molto più energica, efficace e precisa.
La stessa cosa deve valere quando si convoglia un’emozione in un’azione.
Nadir mi ha fatto l’esempio della zucchina bollita
Una tecnica è ben fatta nel momento in cui ci stupiamo di quanto sia stato semplice portarla efficacemente a termine. Abbiamo unito aspetti molto complicati quali la violenza sublimata, il tempismo e i movimenti come fosse la cosa più insipida di questo mondo…come mangiare una zucchina bollita..
Sicuramente non è facile. La ripetizione può essere di grande aiuto ma anche un grande ostacolo.
Può infatti creare un vuoto pericoloso. E quando ci sono dei vuoti… la natura li riempie, ad esempio con il panico.
Indosso i miei occhiali e osservo. Spesso faccio parallelismi esagerati o pretestuosi, anche troppo semplici. Però continuo lo stesso, perché sono un testone, uno zuccone… anzi una zucchina.