Cagnone maledetto, oggi ti voglio dire l’unico motivo per cui, secondo me, dovresti studiare il doppiaggio professionale e diventare attore o attrice.
Ma la domanda è: perché voglio diventare un doppiatore, ad esempio, uno speaker, un attore in generale? Uno dei motivi sbagliati, secondo me e pompati dai social, è il fatto di apparire, o meglio ancora, di acquisire di riflesso le caratteristiche di un professionista del doppiaggio doppiando.
Mi spiego meglio: se tu stai doppiando un figaccione o una bellona, oppure una persona di grande talento, di grandi capacità, di superpoteri, ad esempio, in un certo senso, tu che ci dai la voce, ne sei parte e di conseguenza, di riflesso, sei anche un figaccione e sei anche, secondo il pubblico, quel personaggio. Infatti, riconoscono te, doppiatore professionale, come: “Ehi, ma tu sei la voce di quel personaggio, di quella persona, di quell’attore, di quell’attrice”. E quindi, ne sei in parte anche per una piuma e quindi, ne hai anche determinate caratteristiche.
Ma noi siamo solamente attori, attrici, prestiamo la voce, non siamo effettivamente loro, non abbiamo i poteri di un Dio, oppure di un alieno, oppure di un grande, non lo so, agente segreto o cose di questo tipo. Ma il pubblico spesso non riesce a distinguere il personaggio dall’attore e quindi, dall’attore al doppiatore professionale, questa cosa gratifica molto, devo dire, ma è qualcosa che gonfia l’ego e non ti porta molto distante.
Sì, è una cosa che gonfia l’ego a più riprese: cambi personaggio, ti riconoscono per quel personaggio, e allora ti si gonfia di nuovo l’ego; cambi personaggio, ti riconoscono per quel personaggio, uh, e ti si gonfia di nuovo l’ego. Insomma, è qualcosa che si può andare avanti, può essere protratto nel tempo, ma non è una cosa, secondo me, così essenziale e sicuramente meno importante di quello che ti dirò alla fine.
Un’altra cosa per cui spesso si inizia questo mestiere, in particolare quello del doppiaggio professionale, è perché ti piacciono gli anime, ad esempio. Poi, col tempo, ho notato che preferivo e preferisco doppiare gli umani, e quindi gli anime mi mettono un po’ a disagio, però era una preferenza dettata in quel momento dalla mia passione. Infatti, ho un po’ di manga davvero vecchi, addirittura alcuni che si leggono da sinistra a destra, venivano ribaltati specchiati per renderli più usufruibili da un pubblico italiano.
Un altro motivo è che c’è l’idea che attori e attrici famosi guadagnino tanto. La voglia di guadagnare non è negativa, ma non è così semplice arrivare a un guadagno molto alto e continuativo. Perciò, anche avere questo unico obiettivo è frustrante nel tempo. Perciò, se il tuo unico obiettivo è quello di guadagnare bene, sappi che fare l’attore o l’attrice non è sicuramente una delle vie più sicure per diventare ricco, a meno che tu non sia ad Hollywood. Ma anche lì, c’è molta concorrenza.
Un altro motivo potrebbe essere che sei affascinato dalla voce, dalla capacità di esprimersi, dalla capacità di muoversi che ovviamente chi studia teatro acquisisce.
Ovviamente, nessuno è immune al mio fascino, eheheh, ma alla fine, il vero motivo, secondo me, che ultimamente mi sta dando molta più soddisfazione di tutte le piccole cose, che alla fine sono solo riempitivi per l’ego, è questo: la libertà. La libertà.
Sì, lo so, è un concetto che viene stra-utilizzato, è una parola facile da dire e che ti dà molte emozioni, viene utilizzata in pubblicità: ‘Se usi quella macchina, sarai libero di andare dove vuoi. Se usi quelli assorbenti, sarai libera. Se usi quella cosa, quel prodotto, sarai libero.’ D’accordo, ma ti voglio presentare la libertà del potersi esprimere. Ovviamente, con dei limiti. I limiti sono dati dal testo che devi recitare, che devi leggere. Ora, tu mi dirai: ‘Beh, ma io sono libero di leggere quello che voglio, non c’è nemmeno bisogno che io mi formi.’ Sì, esatto, ma la libertà di cui ti parlo è quella che avviene dopo che hai acquisito tutti gli strumenti per utilizzare al meglio la voce, quindi l’intonazione, ma non è necessaria, gli elementi della voce, (e qui ci sono persone che fanno corsi di un fine settimana, di €300, per insegnarti gli elementi della voce, attenzione!!!). Tutti questi strumenti utilizzati, come ti viene bene, e questo come ti viene bene rappresenta benissimo quello che stai facendo.
Mi è capitato ultimamente con gli audiolibri.
Bene, io devo seguire, ovviamente, un canone che è quello che aveva in mente lo scrittore, devo seguire una punteggiatura, devo seguire uno stile, ma all’interno di questi paletti, che per gli audiolibri sono piuttosto larghi, mi sono espresso liberamente, muovendomi con la voce in maniera anche, alle volte, un po’ bizzarra, anche con intonazioni che non sono standard. E devo dire che sono entrato in un flusso – il flusso ne ho già parlato, e quindi ci sono altri video e articoli dove parlo del flusso di coscienza – ma mi sentivo libero di muovermi, di usare delle intonazioni particolari, di fare pause anche inusuali. E tutto questo era bellissimo, perché potevo usare perfettamente gli strumenti sui quali avevo lavorato. Se non avessi avuto quegli strumenti, beh, avrei fatto qualcosa di strano.
Per farti un altro esempio, è un po’ come il jazzista che su una base inizia ad improvvisare e ogni sua melodia, magari, può sembrare fuori dal coro, ma è sempre, invece, legata a quello che sta facendo. È sempre e comunque parte del concerto. E ovviamente, per un audiolibro, come ho detto, i limiti sono un po’ più larghi. Più vai nello specifico e magari diventa un documentario, i limiti si stringono e quindi diventa più difficile esprimersi liberamente. Ma quando riesci a farlo, la soddisfazione è ancora più grande.
E più si stringono i margini, diventa ancora più grande. Quindi, quando sei in lip sync, quindi in sync con il doppiaggio vero e proprio, e devi rispettare ancora più cose, quindi la recitazione anche di chi stai doppiando, ci sono dei momenti dove, con molta umiltà, riascolti quello che hai fatto e dici: “Va bene, questa è venuta bene, sono io”. Insomma, è molto incollata, questo ti rende felice, è una sorta di libertà, non so come spiegarlo. Spero che con questo contenuto tu riesca a percepire che quando riesci ad esprimerti in libertà, allora davvero hai compiuto un passettino verso anche un po’ la tua conoscenza, perché attraverso gli strumenti che hai studiato, sei riuscito ad esprimerti al meglio nel doppiaggio professionale.
Ovvio, bisogna essere anche un po’ modesti, e non è che a ogni frase che dici, pensi: “Uh, come l’ho detta bene”. Altrimenti, passi dalla parte opposta, e diventi davvero un cagnone maledetto speaker che ascolta la propria voce: “Com’è bella!” E lì, di nuovo, si torna a gonfiare il proprio ego. Mettiamoci sempre a disposizione, con umiltà, dell’autore, del regista, del contenitore, insomma, di tutte queste figure che hanno già creato qualcosa, e alle quali noi dobbiamo prestare la voce, oppure sul palco, dobbiamo comunque dare un’interpretazione. Ma quando riusciamo a farlo al meglio dei nostri limiti, questo diventa davvero fantastico e soddisfacente, e ne vale davvero la pena. Come vale la pena seguirmi su questo blog e sui social!
E tu, usi al meglio la tua voce?