Devi partecipare a un’audizione teatrale e ti hanno chiesto di preparare alcuni monologhi femminili di teatro, magari di generi diversi, brillanti, drammatici, ecc?
Bene, ma ti consiglio di evitare le solite Ofelia, Nora, Giulietta, Antigone, ecc e stupire piacevolmente il regista che dovrà giudicarti con monologhi femminili per il teatro belli e poco conosciuti, anche per dimostrargli che ti sei preparata e hai fatto un bel lavoro di ricerca.
C’è un altro motivo per cui ti consiglio di evitare i personaggi femminili troppo famosi: il regista potrebbe avere in mente l’interpretazione di qualche grande attrice e farebbe un paragone nella sua testa e tu ne usciresti inevitabilmente svantaggiata.
Ad esempio se scegliessi Nora (la famosissima protagonista di “Casa di bambola”), il regista potrebbe paragonarti a Jane Fonda, Mariangela Melato, Rina Morelli, Giulia Lazzarini, ecc.
ti piacerebbe se lo facesse?
Ecco quindi 5 monologhi femminili per il teatro originali (dal più antico al più moderno):
- “L’assiuolo” di Giovan Maria Cecchi. Opera del 1549, di cui ti consiglio un monologo di Madonna Oretta (travestita da uomo che cerca di cogliere sul fatto il marito infedele). Il tono mostra la tenacia e il femminismo ante litteram della protagonista.
- “La moglie ideale” di Marco Praga, risale al 1890 e parla di una moglie furba e “moderna” per l’epoca, che convince l’amante che sta per sposarsi, a restare con lei. Nell’ultima parte del dramma, Giulia, la protagonista celebra la propria vittoria per essere riuscita a conservare l’amante. Il tono è fiero e ironico.
- “Il matrimonio della Lena” di Carlo Bertolazzi, risale al 1900 circa e parla di Lena, nata per errore in una famiglia che non l’ama e la tratta da cameriera. Prima di abbandonare definitivamente la famiglia, Lena pronuncia il suo atto d’accusa. Il tono è disperato ma contiene una speranza di riscatto del proprio destino.
- “Erano un po’ nervosi” di Achille Campanile (1937), quest’atto unico è ambientato nella sala d’aspetto di un dentista e si alternano le storie di vari personaggi. Tra le donne “utilizzabili” per un monologo comico, suggerisco Giulia e Cesarina.
- “Magoni (e forse miracoli)” di Lella Costa (1994). Attrice specializzata in monologhi, dopo averne recitati molti di altri, ormai si dedica a testi scritti da lei stessa. Il testo sembra elementare nelle sue domande, ma denuncia la superficialità del modello di bellezza imposta dalla società.
Come saprai, recitare i monologhi femminili a teatro, o maschili, ovviamente, non è semplice, però prima di tutto devi controllare gli accenti (in caso di dubbio, aiutati col dizionario DOP) per pronunciare ogni parola con la dizione corretta. Do per scontato che tu conosca perfettamente la dizione ma se non è così o ti serve un ripasso per sentirti più sicura, qui trovi il mio corso per imparare rapidamente le regole della dizione.
E ora, lascio a te la parola 😉