In Giappone i doppiatori si chiamano Seiyū e alcuni sono molto seguiti, addirittura esistono anime dedicati al mondo del doppiaggio. Bello, no? Però oggi voglio parlarti delle difficoltà del doppiare in italiano gli anime giapponesi.

Ci sono due tipi principali di doppiaggio alla fonte (quindi lingua madre).

  1. Prima l’attore (americano o giapponese) recita a vuoto e solo successivamente viene disegnato/animato il prodotto. In pratica la gatta da pelare sui labiali e sull’animazione della bocca è in mano ai disegnatori. OPPURE si utilizzano dei software che in base alla lettera inseriscono una bocca. Una volta avevo visto un’applicazione per cellulare simile a questa tecnologia: era un gattino. Tu registravi l’audio, poi lo mandavi in play e il gattino muoveva la bocca a sync (quasi!)
    1b Quasi come il punto precedente ma l’attore ha già uno story-board o una animazione grezza da seguire.
    Un esempio lampante dell’uso di questo software è South Park, che adatto, dirigo e doppio, ma di questo prodotto (e grande sfida) ti parlerò in un altro articolo.
  2. I disegni e le animazioni sono già state fatte e l’attore deve praticamente doppiare il video (anime giapponesi).
    Dai un’occhiata a questo video, considera che sono dimostrazioni in spettacoli televisivi, quindi il lavoro quotidiano non si svolge esattamente COSI’

Per quanto riguarda il suono e la difficoltà che si presenta nel doppiare gli anime, è l’enorme differenza di suoni, spesso con vocali lunghe, rispetto alla lingua italiana.

Lo so che farò arrabbiare molti amanti dell’originale giapponese coreano e cinese (già perché non potete elevarvi a esperti ed escludere corea e cina 😉 ), ma molti prodotti sono realizzati seguendo il metodo 2. Quindi gli attori doppiano l’animazione. Mettetevi un attimo nei loro panni. Spesso doppiano sul muto!

Noi italiani abbiamo una traccia guida… la loro! Loro invece non hanno nulla. Sono i primi a incidere qualcosa. Dopotutto ci dovrà pur essere qualcuno che inizia.

Purtroppo in molti prodotti il ritmo non è perfetto, anzi! Per poterlo valutare correttamente bisogna avere un po’ di orecchio da adattatore dialoghista e guardare il RITMO interno della battuta. Per fare un esempio banale, l’attore giapponese “tira, allunga” una vocale (EEEEE)  mentre nell’animazione la bocca continua a “battere”.

Oppure in altri casi non c’è assolutamente la precisione che può avere un software o un animatore che esegue POST audio i disegni. Questo significa che magari l’attore dice una O, mentre in video vedo una I.

Queste piccolezze ormai le vedono in pochi, io le insegno nel mio corso di adattamento dialoghi. Se vengono applicate fanno davvero la differenza tra un adattamento che si “incolla” e uno no.

anime2

Anche per l’adattamento le difficoltà non mancano, prima di tutto culturali, per esempio, conosci il “coniglio lunare” della cultura orientale? Da noi gli avvallamenti della luna sono ricondotti ai tratti di un viso, in Giappone e in Cina, invece, si crede che sulla luna abiti un coniglio mitologico. Questa storia è raccontata anche ne I cavalieri dello zodiaco, in cui il coniglio della luna è paragonato ad Andromeda. Bene, come rendere in italiano una differenza culturale così marcata? Se per esempio due innamorati giapponesi stessero osservando la luna, potrebbero dire in italiano qualcosa tipo “guarda come si vede bene il coniglio della luna stasera”? NO!

Ma non voglio addentrarmi sulla TRADUZIONE! Perché ricordo per l’ennesima volta che

ADATTARE non significa TRADURRE.

Quindi rimaniamo sulle difficoltà che ha il dialoghista.

Come ti ho detto spesso il ritmo interno delle battute audio è diverso dal video. Cosa significa? Che dovrò “adattare sul video!”. Il video sarà il mio riferimento e non più l’audio. Ci sono alcuni facili trucchetti della “vecchia scuola” dei dialoghisti che sono molto utili. Ti dirò solo questo banale trucchetto: adatta provando le battute a memoria.

L’altra domanda che un dialoghista deve sempre porsi è: cosa voleva comunicare il regista, lo sceneggiatore, lo scrittore in questa scena, in questa battuta.

Io, dialoghista, lo sto davvero rispettando?

Attenzione che quest’ultima domanda è molto profonda e se ti limiti a pensare a come è stato tradotto il testo…  stai tradendo i tuoi amati anime.

Ora mi piacerebbe sapere qual è il tuo anime preferito e perché: scrivimelo nei commenti.

Io da bambino sono cresciuto a pane e cartoni animati giapponesi (molto diversi da quelli attuali) e ora doppiarli e adattarli è una grande soddisfazione, (e fatica), specie se si tratta di personaggi che ammiravo già all’epoca.

Pensa che ho il primo numero della rivista ZERO e tutta la collana di Ken il Guerriero prima edizione ecc ecc…

Le informazioni che ti ho dato mi servono per darti alcuni elementi in più che svilupperò in un prossimo articolo. L’idea di questo articolo nasce da alcuni “scambi di post” avvenuti sui social.

Il tema è questo: riesci a valutare oggettivamente un prodotto, (in questo caso un anime), escludendo la parte emozionale e analizzando solamente la componente tecnica?

Cos’hanno i prodotti di una volta o di adesso che non funzionano? (Ricordati che la scelta delle voci o la recitazione non rientrano in una scelta oggettiva ma soggettiva, di gusto).

Hai abbastanza elementi TECNICI per poterti definire un esperto?

O ti basi solamente su “in originale ha detto questo invece di…”, “la pronuncia non è corretta”…

Se hai solo questi due metri di giudizio… allora hai bisogno di approfondire gli aspetti tecnici del doppiaggio degli anime.

Queste conoscenze ti  permetteranno di valutare OGGETTIVAMENTE un prodotto, e quindi di dare anche dei consigli apprezzabili.

Sembra talco ma non è… (l’hai letta canticchiando, vero? :-p)

P.S. in questo articolo ho messo molte parole tra “virgolette”. Sono termini tecnici che si usano nel doppiaggio. Se non le conosci fammelo sapere!