Il pregiudizio vocale è molto sottovalutato, è quasi nascosto, eppure esiste.
Quando ascoltiamo qualcuno parlare, c’è sempre una componente di “percezione”, perché, se ci pensi, la voce come strumento di comunicazione “tradisce” chi parla, infatti ascoltiamo il contenuto ma percepiamo altro.
- La voce dà il significato a quello che diciamo tramite il modo in cui si dice (dizione/elocuzione/frasario/ritmo/ecc)
- La voce come strumento permette di parlare alle nostre emozioni (ascoltatore) tramite timbro/respirazione/appoggio della voce/tono/ecc
Il nostro modo di parlare cambia quando parliamo in pubblico o alla radio o in altri contesti, ovvero si adatta al tipo di comunicazione.
Infatti la voce come strumento è potentissima.
Tempo fa ho letto un’intervista in cui si chiedeva alla responsabile della comunicazione di un presidente di una nazione europea, se avesse un coach vocale:
«Il Presidente ha un coach vocale?»
La risposta purtroppo è stata: «Niente affatto. Perché dovrebbe? Abbiamo altre priorità».
Questa risposta mi ha ispirato una riflessione sul pregiudizio vocale che ancora pesa sulla dizione anche in Italia!
1 – il disprezzo
La forma (la voce) non ha importanza, conta soltanto il contenuto (il messaggio). Una vecchia separazione tra il pensiero, nobile per definizione, e il corpo, la voce (inutile e insignificante).
«Abbiamo altre priorità»
Come se esprimersi meglio per farsi capire meglio fosse un capriccio, una forma di affettazione.
Scommetto che se la giornalista avesse chiesto: “Presidente, ha un parrucchiere personale? Veste abiti su misura? Ha un suo fotografo personale?” La risposta sarebbe stata diversa o comunque più conciliante. Sì, il Presidente ha bisogno di un parrucchiere perché la sua immagine è importante, magari ha anche un massaggiatore personale per tenersi in forma, un po’ come gli sportivi.
Tutto quello che riguarda la sua persona è importante, perché deve rappresentare un paese. Allora perché la vocalità non è importante?
Quando un responsabile di una squadra o un leader parla, dobbiamo avere voglia di ascoltarlo, non annoiarci, altrimenti la sua funzione di “capo” ne esce in parte screditata, invece dovrebbe essere uno stimolo per chi ha creduto in lui e l’ha messo in un posto di potere (in un team, in un’azienda, in un partito). Se non è così, il dubbio s’insinua e la fiducia scema…
2 – l’ignoranza
La paura di farsi snaturare o perdere spontaneità… ci sono tanti pregiudizi che mostrano l’ignoranza e il “mistero” che circonda la voce, come se si trattasse di qualcosa di intoccabile o di magico!
Eppure la voce, il frasario, la modulazione, la dizione sono il risultato del tuo ambiente o di come sei fatto, ad esempio la morfologia, il luogo dove sei nato, la cultura, le amicizie, il carattere…
Pensaci un po’: che tu sia donna o uomo, preferisci conservare certi intercalari (tipo mettere “cioè” in ogni frase), un tono di voce “molle”, i difetti di pronuncia, la balbuzie, ecc per non perdere spontaneità o preferisci migliorarti?
Quando un medico, un allenatore, un professore, un dietista ti danno un consiglio, ti fanno forse perdere spontaneità?
In fondo quanto resta di spontaneo per chi è costantemente esposto ai flash dei fotografi, alle luci di scena, alle interviste?
Invece sarebbe interessante insegnare ai tuoi figli (e futuri comunicatori) che ognuno ha una sua voce e ogni persona usa una voce diversa a seconda della situazione, la voce familiare per gli intimi, la voce sostenuta per comunicare socialmente o professionalmente.
Alcuni popoli, soprattutto gli americani sanno che una persona che si esprime mostrando sicurezza in se stessa, saprà imporsi e difendersi al meglio nella vita.
E poi… chi ti dice, che quella che stai usando è la tua voce al
pieno delle possibilità?
3 – la paura di cambiare
La voce fa paura, in un certo senso, perché sfugge alla razionalità e alla logica che ci è propria. Infatti la voce ci porta nel campo delle emozioni a cui la nostra cultura non ci ha preparati.
Purtroppo manca la considerazione della voce come strumento dalla maggior parte della gente a causa di questo pregiudizio vocale.
Invece pensa alla tua voce come strumento al tuo servizio, che devi imparare a gestire. Bisogna farlo, per migliorare la tua comunicazione, per aumentare la tua fiducia in te stesso, la tua credibilità e la comprensione di ciò che vuoi comunicare.
A scuola vorrebbero insegnarti a parlare come un libro stampato, ma non funziona così. Le parole che escono dalla tua bocca riguardano la vita vera, persone vere, ognuna con errori, accento, intercalare, ecc però tutti possono rendere migliori quelle parole, basta un po’ di impegno. Se ci pensi, su questo si basano gli imitatori per fare satira sui politici!
In fondo accettiamo che un presidente ci metta impegno per presentarsi bene, essere ben pettinato, con cravatta, giacca e camicia ben abbinati… tutto per la vista e niente per l’udito!
Esprimersi bene è una forma di educazione verso chi mi ascolta. Perché l’ascolto gli sia facile e piacevole.
Per chi desidera migliorare la propria comunicazione, senza dover diventare un “professionista della voce”, ho creato “Dizione per tutti”, per saperne di più, clicca il tasto qui sotto: