“ Odio il doppiaggio e tutto il baraccone che c’è attorno ”. Quando sentii queste parole, dette tra i denti, taglienti come una lama di ghiaccio, eravamo alla macchinetta della bevande, in una pausa del turno.
Quando lo/a conobbi ero emozionato, per me incontrare una delle mitiche voci della mia infanzia era stato elettrizzante. E averlo/la al mio fianco in sala di doppiaggio, un vero onore.
Però c’era qualcosa che non andava. Sì insomma, non era proprio il tipo di persona che mi aspettavo di incontrare. Spesso mitizziamo i personaggi che hanno incarnato eroi o eroine della TV o del cinema, ma non era questo il caso. La persona che avevo davanti è una delle persone più pregevoli, intelligenti e raffinate che io abbia mai conosciuto ma, era triste e arrabbiata.
Credevo che questa cruda confidenza:
“Odio il doppiaggio
e tutto il baraccone che c’è attorno”
fosse un privilegio che avesse riservato solo a me, una indiscrezione o uno sfogo; invece era un sentimento ben conosciuto da tutti i colleghi doppiatori.
Tutti sapevano la sua insofferenza verso l’ambiente del doppiaggio, così volli capirne di più.
A me sembra incredibile che qualcuno possa odiare il doppiaggio o il lavoro che ti ha portato soddisfazioni e riconoscimenti. Sai cos’è successo a questa persona?
Dopo aver lavorato una vita nel mondo del doppiaggio, facendo anche personaggi importanti… è invecchiato/a.
La voce è cambiata e i personaggi da doppiare sono diminuiti. Le convocazioni sono diminuite e di conseguenza anche i soldi… ma per fortuna è arrivata la pensione!
Ecco la ragione della rabbia!
Non voglio indagare sulla sua gestione del denaro, fatto sta che la pensione di un artista è ridicola. Quello che percepiva non gli bastava per mantenere il suo tenore di vita, la famiglia e a saldare i debiti. Quindi?
E’ obbligato/a a lavorare!
Ma ha poco lavoro per via della voce poco utilizzabile. Quindi? Deve accettare qualsiasi lavoro, è obbligato/a! Oltretutto non fa parte del giro di direttori che contano. Ecco perché: “Odio il doppiaggio e tutto il baraccone che c’è attorno”!
Ho conosciuto anche un’altra persona, stessa situazione, meno lustro nella carriera, ma stesso dolore e stesso obbligo a DOVER lavorare.
Mi ha fatto davvero male sentire queste parole da delle persone che ammiro, ma riflettendoci, per me è stata l’occasione per imparare una grande lezione.
Ti parlo chiaro, come ho sempre fatto su questo blog: non penso che la mia generazione e chi ha sui 30 anni percepirà mai la pensione! Io parto dal presupposto che non riceverò un centesimo. Non mi fido delle promesse di Stato, del fondo per gli artisti ecc ecc.
Perciò sarò costretto a lavorare a vita!
Esattamente come quei colleghi di cui ti ho raccontato. E vuoi sapere cosa ho capito?
Io non voglio odiare questo mestiere!
Ho lottato e studiato tanto, per poter fare ciò che amo e non voglio maledire i miei sforzi. Voglio poter scegliere di lavorare, di accettare, come faccio adesso, i lavori che preferisco, non voglio finire come un criceto su una ruota che non smette mai di girare!
Hai presente Matrix con le due pilloline? Dopo aver letto questo articolo non potrai più tornare indietro. Avrai un tarlo che ti sussurrerà continuamente la necessità di crearti un piano B.
Un piano B che sostituisca quella pensione che non arriverà mai (e non sto parlando delle pensioni integrative che ti mangiano di commissioni, sono rischiose e ti renderanno 4 soldi… sveglia, ti pigliano per il culo!)
Sono un imprenditore di me stesso e questo mi permetterà di fare una cosa semplice: vivere e godermi la vecchiaia in serenità. Almeno questo è il mio obiettivo (ossia un piano programmato).
Molti attori con cui ho parlato mi hanno detto:
“io sono un artista, non sono un imprenditore, preferisco morire povero ma vivere d’arte”.
Capisco il punto di vista. Io invece preferisco dare sicurezza economica alla mia famiglia, morire ricco (il più tardi possibile 😉 ) e andare avanti a lavorare al microfono con gioia e continuare ad “amare il doppiaggio e tutto il baraccone che c’è attorno”.
P.S. Ovviamente non ti dirò mai chi sono questi personaggi e nemmeno il loro sesso.