Sapevi che ogni anno il 16 aprile si celebra la “giornata mondiale della voce”? Per questo ho deciso di scrivere questo articolo, perché è ora che tu dia la giusta importanza alla tua voce!
L’igiene vocale mi sta molto a cuore, infatti ho scritto un articolo a riguardo, che parla di noduli, malmenage, ecc.
Non pensare che solo gli attori e i cantanti siano “professionisti della voce”. Anche un insegnante, un venditore, un addetto ai call-center usa la voce per “professione”.
Per avere cura del tuo strumento di lavoro, ci sono tre figure di cui non dovresti fare a meno per TUTTA la durata della tua carriera artistica:
Vocal coach, Logopedista e Foniatra.
Sono tre figure diverse, con tre ruoli diversi, su cui spesso c’è confusione e, soprattutto, a cui ci si rivolge tardi.
Per tardi, intendo dire quando hai già un problema. Ma, anche in questo caso, “prevenire è meglio che curare”.
Non devi andarci quando qualcosa non va e devi cercare di metterci una pezza, perché magari hai già dei turni di doppiaggio programmati, una serata a teatro o una serie di concerti… devi andarci prima, per evitare di avere problemi.
Ovvio, non posso garantirti che andrà sempre tutto bene, sto parlando di controllo e prevenzione.
Per spiegarmi meglio, cercherò di definire il ruolo di queste tre figure.
Vocal coach: spesso si pensa che il vocal coach serva soltanto a chi è tecnicamente bravo a cantare, ma vuole fare quel “passo in più” rappresentato proprio dalla figura del vocal coach, che lo aiuta a migliorare l’interpretazione o gli aspetti più tecnici. Questo vale anche per attori e attrici, perché devono avere una certa musicalità e puntare molto sull’interpretazione mantenendo sempre un’economia dell’atto fonatorio. Il vocal coach quindi ti aiuterà a crescere dal punto di vista artistico e tecnico, ma non si esprimerà mai su questioni di ambito medico o fisiolofico. Infatti, un buon vocal coach ha sempre il suo…
Foniatra di riferimento. Che cos’è la “foniatria”? La Foniatria è la branca della medicina che si occupa della fisiopatologia della comunicazione umana: l’uso corretto della voce e della parola. Questa definizione dice già tutto, perché il vocal coach potrà individuare dei blocchi, degli usi scorretti della voce che il foniatra ti aiuterà a risolvere scientificamente, in modo che non si trasformino in problemi o patologie dell’apparato fonoarticolatorio.
Il logopedista, invece, nella mente dei più, è quello che insegna a respirare correttamente, da cui vanno i bambini (e non) perché balbettano, perché non pronunciano certe consonanti, ecc… tutto giusto, ma la logopedia è molto di più, infatti l’origine della parola stessa lo spiega. Logopedia deriva dal greco “logos” (parola) e “paideia” (educazione). I logopedisti sono i tuoi “riabilitatori” vocali.
Ok, vedo ancora la perplessità nel tuo sguardo:
“Ma alla fine, che differenza c’è tra il foniatra e il logopedista?”
Te lo spiegherò con una similitudine: il foniatra è l’ortopedico (ancora meglio il fisiatra), il logopedista è il fisioterapista che ti fa fare la riabilitazione e ti insegna gli esercizi da fare a casa, il vocal coach è il personal trainer della palestra o il tuo allenatore.
Questi concetti di buona cura della propria voce e prevenzione dovrebbe essere il pane quotidiano per tutti quelli che, come me, usano la voce per lavoro quotidianamente. Invece molti colleghi non sono mai andati da uno specialista. Molti hanno problemi alla voce o rischiano di averli, perché la usano scorrettamente.
Per quanto riguarda il vocal coach, circolano dei pregiudizi (anche se i vari talent ne hanno in qualche modo sdoganato la figura):
“Ma io non ne ho bisogno!”
Pensa che, anni fa, Laura Pausini dichiarò: “Non voglio fare una polemica su questo perché ognuno ha il suo punto di vista, ma io sono contraria alle scuole di canto. Non ci può essere nessuno che insegna ad un altro come cantare perché diventa tecnico e secondo me tutto questo è lontanissimo dall’arte del canto”. Queste dichiarazioni indignarono molti insegnanti di canto, musicisti e vocal coach, come puoi ben immaginare.
Perché l’idea della Pausini era che l’insegnamento del canto renderebbe più “freddo” l’artista, invece, la mancanza di una corretta tecnica vocale espone a molti rischi di danni alla voce, che nella peggiore (e ultima) delle ipotersi richiedono persino l’intervento chirurgico.
Forse un artista come Pavarotti, che si esercitava quotidianamente (anche se si potrebbe pensare che non ne avesse bisogno), avrebbe qualcosa da ridire a riguardo…