Molte persone che si apprestano a iniziare a lavorare come doppiatori, attori o dialoghisti, mi chiedono consigli. Sono felice di aiutarli ma… a volte le domande riguardano l’opportunità di aprire Partita IVA. Oppure la gestione fiscale, la Siae, la differenza tra Inps e Enpals, ecc.
Dato che non sono un esperto in materia, ho girato le domande più frequenti che ricevo al Dott. Marco Pecora. Si tratta di un fiscalista e tributarista, esperto della fiscalità del settore artistico.
- Non ho mai fatto niente come libero professionista, mi serve un commercialista per forza?
Quando ci si appresta ad intraprendere una qualsivoglia attività, solitamente si arriva a un bivio. A quel punto, la domanda sorge spontanea: occorre o meno aprire partita iva?
Sembrerà strano ma per rispondere se aprire partita iva o no, dovreste prima rivolgere a voi stessi una domanda. “In termini numerici quanto penso di poter guadagnare/incassare nel corso dell’anno” o nello scorcio di anno che mi rimane?
Se pensate di svolgere la vostra attività in modo professionale ….. consulente, attore, doppiatore, adattatore etc (quindi non occasionale, vedremo poi cosa vuol dire), NON dovete necessariamente aver al vostro fianco un commercialista, fiscalista etc. Potreste recarvi in agenzia delle entrate, compilare un modello, indicando nome, cognome, CF e individuare un codice ATECO (identifica al meglio in un codice la nostra attività futura) e aprire partita iva che risulta essere istantanea.
Dopo aver effettuato questa procedura per aprire partita iva, sarete abili e arruolati per poter svolgere la vostra attività.
Ma attenzione in quel caso, sareste solo voi gli artefici del vostro destino fiscale e contabile.
Non è sufficiente carpire, per la maggior parte dei casi, i rumors provenienti dal web di come deve essere fatta una parcella. Oppure come conteggiare gli incassi se al netto o al lordo etc. Occorre studiare la normativa, che purtroppo in Italia è sempre e in continuo aggiornamento.
Evitiamo per esempio tra le altre cose anche quello che in gergo si chiama il comportamento concludente del contribuente. Cioè “io avevo intenzione di fare una cosa… ma con il mio comportamento ne ho fatta un’altra e allora conta quello che ho fatto”… ritenuta in fattura, iva etc. etc.
Riassumendo:
Ogni persona fisica potrebbe compilare la propria dichiarazione dei redditi, redigere i documenti della privacy (GDPR), assolvere alle norme antiriciclaggio, laddove i casi lo richiedano, inviare in qualità di sostituto d’imposta il modello 770, la comunicazione delle fatture, lo spesometro (nel 2019 non più) etc. etc.. compilare il quadro RR.
- Qual è il tetto massimo che posso fatturare per rimanere nel primo scaglione?
Per quanto riguarda le persone fisiche, tra i quali dipendenti o persone fisiche con partita iva (si chiamano soggetti passivi di imposta), la tassazione in Italia è progressiva, (fanno eccezione i contribuenti minimi, siano esse in regime forfettario che in regime di vantaggio).
Al momento le fasce di reddito delle persone fisiche sono le seguenti:
- 0 a 15.000 euro = 23%
- 15.001 a 28.000 = 27%
- 20.001 a 55.000 = 38%
- 55.001 a 75.000 = 41%
- 75.001 …. = 43 %
Esempio sono un dipendente o guadagno un lordo di 16.000 euro (tralasciando il calcolo delle detrazioni proprie del lavoro dipendente) per semplificare sarei tassato fino a 15,000 al 23% e per i soli 1,000 euro al 27% proprio perché vige la progressività.
CONTRIBUENTI MINIMI:
Oggi risuona e non solo oggi, il mantra “contribuente minimo”!
Ma sappiamo veramente se per la nostra situazione è la cosa migliore che ci possa capitare ? Nella fattispecie il contribuente minimo, senza entrare adesso in troppi tecnicismi, calcola le tasse in maniera fissa (adesso ci piace molto il termine FLAT TAX).
Però detto regime fiscale poichè agevolato (imposta sostitutiva), non può dedurre alcuna spesa, se non i contributi previdenziali versati alle varie casse, inps, enpals etc.. e tale imposta non può essere ridotta da nessuna detrazione fiscale (farmaci, spese di ristrutturazione, figli a carico, ristrutturazione).
Quindi intanto non sottovalutiamo la nostra situazione personale di partenza e in itinere, poichè anche a parità di fatturato con il nostro collega, potrebbe essere meno o più conveniente aderire o meno a tale regime.
Il regime fiscale a cui aderisco deve essere come un vestito di sartoria e quest’ultimo deve andare oltre il colore e il modello del momento.
Ancora per il 2018 vi sono seguenti soglie massime di ricavi/fatturato e coefficienti di redditività:
- Industrie alimentari e delle bevande (codice Ateco 10 – 11): limite ricavi/fatturato 45.000 euro con coefficiente di redditività al 40%;
- Commercio:
- all’ingrosso e al dettaglio (codice Ateco 45 – da 46.2 a 46.9 – da 47.1 a 47.7 – 47.9): limite ricavi/fatturato è 50.000 con coefficiente di redditività al 40%;
- ambulante di prodotti alimentari e bevande (codice Ateco 47.81):limite fatturato/ricavi 40.000 e coefficiente di redditività al 40%;
- ambulante di altri prodotti (codice Ateco 47.82 – 47.8): limite fatturato/ricavi 30.000 e coefficiente di redditività al 54%;
- Costruzioni e attività immobiliari (codice Ateco 41 – 42 – 43) – (68): limite fatturato/ricavi 25.000 e coefficiente di redditività all’ 86%;
- Intermediari del commercio (codice Ateco 46.1): limite fatturato/ricavi 25.000 e coefficiente di redditività al 62%;
- Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (codice Ateco 55 – 56): limite fatturato/ricavi 50.000 e coefficiente di redditività al 40%;
- Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi (codice Ateco 64 – 65 – 66 – 69 – 70 – 71 – 72 -73 – 74 – 75 – 85 – 86 – 87 – 88): limite fatturato/ricavi 30.000 euro e coefficiente di redditività al 78%;
- Altre attività economiche (codice Ateco da 01 a 03 a 05 a 09, da 12 a 33, da 35 a 39, 49 – 50 – 51 – 52 – 53 – 58 – 59 – 60 – 61 – 62 – 63 – 77 – 78 – 79 – 80 – 81 – 82 -84 – 90 – 91 – 92 – 93 – 94 – 95 – 96 – 97 – 98 – 99): limite fatturato/ricavi 30.000 euro e coefficiente di redditività al 67%.
Facciamo un esempio:
sono un attore/doppiatore e ho il seguente codice ATECO: 90.01.01 (altre attività nel campo della recitazione). Come vedrete dalla tabella sopra elencata, sono compreso nella fascia il cui limite di fatturato è 30.000 (fino al 2018). Ho un coefficiente di redditività del 67%.
MA COSA VUOL DIRE? “Semplice” calcolo le tasse sul 67% del mio “incassato”.
- Cosa succede se supero tale tetto massimo?
E’ IMPORTANTISSIMO aggiornare se non quotidianamente almeno settimanalmente le informazioni su quanto sino a quel momento si è incassato.
Poiché è consentito superare il limite annuo (in questo caso dall’anno successivo esco dal regime e mi comporto normalmente come una partita iva normale), ovvero con IVA, ritenuta (se sono soggetto) etc. etc..
Ma attenzione può costare molto caro non accorgersi di aver superato del 50% l’incassato LORDO dell’anno!!!
In questo caso si perde SUBITO lo status di “contribuente minimo” con tutte conseguenze del caso.
Ma perché si parla di incassato?
“Semplice” perché il regime forfettario o di vantaggio, calcola le tasse utilizzando il principio di “CASSA”. Idem per i professionisti e da poco anche per le contabilità in regime semplificato (non ordinario). Pertanto, posso anche aver emesso una fattura da 10.000 a dicembre, ma se il mio incasso è avvenuto nell’anno successivo, tale entrata verrà tassata l’anno venturo. Quindi ATTENZIONE anche agli incassi relativi all’anno precedente!
- Sono molto confuso tra INPS ed Enpals, cosa devo fare?
Avviene molto spesso che un professionista si trovi a dover capire come comportarsi in merito ad assoggettare le proprie prestazioni inserendo INPS in fattura o l’ENPALS. Facciamo un po’ di chiarezza vedendo dai due diversi punti di vista la vicenda ossia:
Il committente: Immaginiamo che una società di doppiaggio, vi contatti e chieda di fornire loro una prestazione professionale “ARTISTICA” allora il professionista fornirà la propria matricola ENPALS e tale prestazione verrà assoggettata ad ENPALS in quanto artistica.
Nello specifico il professionista immaginiamo forfettario (senza iva e senza ritenuta d’acconto) emetterà una parcella con imponibile X (cioè il compenso concordato) e in diminuzione su tale compenso X calcolerà il 9,19 % sottraendolo. In questo caso intanto il reddito che farà cumulo (quando incasserà la parcella) NON SARA’ il NETTO ma dovrà tener della somma X di tutte le parcelle emesse e incassate per capire se è andato oltre la soglia dei contribuenti minimi.
Se lo stesso professionista ancorchè chiamato dalla stessa società di doppiaggio, venisse contattato per svolgere l’attività di DOCENZA (esempio corso di dizione) o di CONSULENZA, allora tale prestazione ESULA dalla sfera artistica e non è quindi da assoggettare ad ENPALS ma ad INPS ed emetterà una parcella con imponibile X, ma AGGIUNGERA’ questa volta il 4% come rivalsa (inps in gestione separata) e tale X + il 4% formerà una volta INCASSATO il reddito del professionista che dovrà quindi tener conto alla fine dell’anno la sommatoria di tutte le parcelle incassate al LORDO (quindi tutti gli X + 4%).
Consiglio di utilizzare due numerazioni differenti (si chiamano sezionali) per distinguere le due diverse prestazioni ad esempio parcella n° 1/I (inps) e 1/E (enpals).
- La gestione della SIAE come dialoghista, rientra tra le competenze di un commercialista?
La gestione SIAE non spetta al professionista che vi segue dal punto di vista contabile , ma deve essere autonomamente gestita.
Per ora ci fermiamo qui, c’è già molto su cui riflettere! Ma puoi leggere la seconda parte, in cui si parla di costi di aprire Partita IVA, Camera di Commercio, fattura elettronica, ecc.