L’Attore è pronto. Il sipario è aperto, le luci in sala accese… ma ultimamente sono un po’ in ritardo. Qualcuno potrebbe dire giustamente, “ritardato”. Ma sono talmente preso dalla Vita che la Morte mi coglie impreparato. Ti prego di sospendere il tuo giudizio fino alla fine del post, poi se vorrai giudicarmi, fallo pure, non potrà mai farmi più male del senso di colpa che mi sussurra, subdolo all’orecchio. Ultimamente sono mancati, trapassati, spirati… ok, lo dico con la parola che è necessaria: morti, dei miei conoscenti, amici, colleghi attori.
Alcuni anche molto giovani. Con tutti costoro ero in ottimi rapporti, e ci stimavamo reciprocamente. La cosa strana è che la notizia della loro morte non mi ha lasciato affranto, dolorante e attonito. Se proprio devo analizzare la mia reazione, ho preso la notizia come se fosse un’altra delle loro azioni o dei loro lavori.
Lo sai che Fabrizio ha lavorato con tizio? – Ah sì? Ok!!
Lo sai che Fabrizio ha comprato casa? – Ah sì? Ok!!
Lo sai che Fabrizio è morto? – Ah sì? Ok.
Il teatro è pieno di riflessioni sulla morte, come passaggio, liberazione, fine ecc ecc potrei scrivere articoli interi svolazzando da una citazione all’altra. Ma per quanto belle, le citazioni fuori dal contesto spesso mi sembrano depotenziate. Come un fruttuoso seme messo sull’asfalto.
Sono morto molte volte. E’ vero per finta. Come attore, doppiando un personaggio buono, un cattivo, a teatro ad ogni replica. Muoio, per finta. E la Grande Livella, la Nera Signora forse storce la bocca per la mia interpretazione così priva di “vita”.
Fine primo atto, l’attore è pronto, si riapre il sipario.
Poi dopo qualche giorno dal decesso di questi miei cari amici, mi rendo conto che non ci sono più. Che non saliranno più sul palco insieme a me, che non li incrocerò più nelle sale di doppiaggio o in palestra.
Ecco il mio ritardo. Sono fuori tempo. Fuori sinc. La commedia è andata avanti e io sono rimasto alle battute precedenti. Ionesco ha scritto il mio copione?
Mio padre da piccolo non si capacitava del fatto di come un attore potesse morire in un film e ritornare in un altro. Io invece sono cresciuto con Will il Coyote che cade da 100 metri e non si fa nulla o che i cattivi “sconfiggono” sempre i buoni senza mai “ammazzarli” (CENSURA docet).
E’ un post un po’ strano, e me ne scuso. Ma ho le idee confuse. Come deve essere interpretata la Morte da un attore? L’attore è tanto diverso dagli altri o è solo più superbo.
O semplicemente va ignorata e rispettata. Al momento non mi mancate ancora cari amici che non ci siete più. Ho ancora la vostra voce nelle orecchie, le vostre battute sulle labbra e i vostri pregi dinnanzi agli occhi.
Un giorno mi mancherete, ma non ora.
Vi prego di insegnarmi come bisogna vivere. Perché spesso sono preso dai Problemi della vita e non vedo più la Vita stessa.
Spero di avere amici meno stronzi di quando non lo sia stato io, e quando passerò all’Oriente Eterno di far versare almeno una lacrimuccia sulle gote della gente. Un’uscita di scena da grande attore, da far stringere la gola… per chiudere il sipario.
Fermi tutti! Ma come? Lo spettacolo continua? Quindi lo spettacolo, il mondo intero, non gira intorno a me???